domenica 8 maggio 2016

"Charlotte, Emily e Anne Brontë Lettere" - casa editrice SE - Bicentenario nascita Charlotte Brontë (1816 - 2016)


Branwell Brontë, Le sorelle Brontë, 1834 circa.
In basso a sinistra: Anne ; Al centro: Emily ; In alto a destra: Charlotte.
Nel biglietto stralcio della poesia "Ti ricordo come eri" di Pablo Neruda. 


Benvenuti e bentrovati!

Come senz'altro saprete lo scorso 21 aprile cadeva il bicentenario dalla nascita di Charlotte Brontë (21 aprile 1816), celebre scrittrice inglese, autrice dell'indimenticabile ed amatissimo Jane Eyre.

Lo so, arrivo un pochino in ritardo, ma vorrei comunque contribuire ai festeggiamenti; inoltre il caso ha voluto che, verso la fine di marzo, scovassi in libreria questo gioiellino:

Titolo: Charlotte, Emily e Anne Brontë Lettere .
Casa editrice "SE" , collana "Testi e documenti".
Curato da Barbara Lanati, traduzione di Susanna Basso. 
Anno di pubblicazione 2002, prima edizione 1979.
Pagine 195. Brossura.
ISBN: 978-88-6723-098-3


Jane Eyre è uno dei miei classici preferiti, ho letto anche Cime Tempestose di Emily, altro grande classico, ma, per quanto possa apprezzarne lo stile e la qualità della scrittura, ho trovato i suoi protagonisti così odiosi che nessuna delle due letture è riuscita ad entusiasmarmi (anzi, la prima volta che l'ho letto mi ha proprio fatta arrabbiare!), ma conto di riservargli una terza lettura e cercare il più possibile di andare oltre la trama. Di Anne non ho ancora letto nulla ma prima o poi recupererò senz'altro.

Il genere epistolare è particolare, a me piace molto ma capisco che possa non essere di facile lettura e non piacere, ma vale la pena affrontarlo, perché ci permette di approfondire la storia dell'artista ed andare oltre, conoscere la profonda e nuda umanità che si cela dietro di esso.

Dunque mettiamo da parte gli indugi e cominciamo! : 


La maggior parte delle lettere appartengono a Charlotte, la maggiore delle tre (anagraficamente segue Emily e poi Anne), in quanto, purtroppo, si è conservato ben poco delle altre due.

Offre una panoramica completa sulla loro storia, partendo ancor prima della loro nascita: si apre infatti con una lettera della futura moglie e madre, Maria Branwell, al reverendo Patrick Brontë; termina con la morte di Charlotte, l'ultima a spegnersi, con una lettera scritta dal marito, Arthur Bell Nicholls, alla migliore amica di lei, Ellen Nussey.

Il linguaggio è assolutamente accessibile, quasi moderno, ed essendo per la maggior parte lettere uscite dalla penna di Charlotte sono piene di vita, sentimento e passione.

Ma non c'è solo corrispondenza, troviamo anche note di vita quotidiana, alcune della quali risalenti al periodo della gioventù, quando i piccoli Brontë si rifugiavano e scrivevano di un mondo immaginario, da loro inventato, di nome "Gondal".

I romanzi delle tre sorelle presentano diversi elementi autobiografici e ciò diventa sempre più evidente man mano che si procede con la lettura: il duro lavoro da istitutrici, particolarmente odiato da Emily, e la difficoltà di vivere in una località isolata, dal clima così rigido da rivelarsi, infine, fatale.


Una delle figure più importati nella vita di Charlotte fu quella di Ellen Nussey, sua migliore amica dai tempi in cui studiavano insieme presso il collegio di Roe Head. La sua figura ha ispirato il personaggio di Helen Burns in Jane Eyre:


" A quanti è accaduto, dopo aver trovato la parola amico nel libro dell'anima, di scoprire che avrebbe dovuto leggere falso amico! 
È ormai molto che io leggo amica in te, nelle tue parole, nei tuoi atteggiamenti, ma ora, distintamente, scritto a caratteri inequivocabili, vedo vera amica. [...] 
Non scorgo affettazione nella tua lettera, non c'è sciocco e frivolo disprezzo della gente normale e fatua ammirazione per persone o fatti celebri.  E questa non è adulazione, è semplice verità. "

 (lettera ad Ellen, 19 giugno 1834 , pag. 27)


" Lei ha ragione nel credere all'autenticità di Helen Burns; è un personaggio assolutamente reale. Da questo punto di vista non ho esagerato nulla. [...] non ho potuto fare a meno di sorridere al compiaciuto e quieto dogmatismo con cui un giornale asserisce che << creature come Helen Burns sono stupende, ancorché irreali >> . "

(lettera a W.S. Williams, 28 ottobre 1847, pag. 100)


" La mia amica Ellen è con noi. La sua presenza mi è di grande sollievo. È una ragazza calma e tenace, non molto brillante, ma buona e sincera. Andiamo d'accordo da sempre. 
Mi piace, con la sua flemma, la sua calma, il suo buonsenso e la sincerità, più di quanto non potrebbe piacermi la persona più ricca di talento ma sprovvista di queste doti. "

(lettera a W.S. Williams, 27 maggio 1849, pag. 139) 



Altra figura fondamentale nella vita di Charlotte, tanto da determinare la nascita e lo sviluppo dei romanzi, Il Professore, pubblicato postumo ma precedente al più famoso, Jane Eyre, fu il professore Constantine Héger. 
Conosciuto durante un soggiorno a Bruxelles nel 1842, presso un collegio per signorine, fu un amore, probabilmente mai consumato, che le fece ardere corpo ed anima.
Dopo due soggiorni della durata di diversi mesi (in mezzo c'è un ritorno in patria per la morte della zia materna, Elizabeth Branwell, che aveva fatto loro da madre dopo la morte della sorella e che aveva finanziato il soggiorno a Bruxelles), Charlotte decide di tornare definitivamente a casa, provata dalla nostalgia, dalla solitudine, e soprattutto dall'evidente ostilità della moglie di Héger e dalla freddezza di quest'ultimo.
La nostra sfortunata eroina tenterà di mantenere una corrispondenza con l'oggetto del suo amore, ma alla fine deciderà di arrendersi di fronte all'ostinato silenzio dell'uomo.


" C'è un individuo di cui non ti ho ancora parlato, monsieur Héger, il marito di madame.  È un professore di retorica, un uomo dalle grandi risorse intellettuali, ancorché molto collerico ed irascibile; un esserino nero capace di trasformarsi. 
A volte, sembra assumere le sembianze d'un gatto pazzo e , certe altre, quelle d'una iena delirante. 
Ogni tanto, molto raramente, lascia da parte queste pericolose caratteristiche per assumere un'aria un po' meno lontana dal tipo mite e raffinato."

(lettera ad Ellen, maggio 1842, pag. 66)


" Le ho, tempo addietro, scritto una lettera nient'affatto sensata, perché avevo il cuore colmo di pena, ma non lo farò mai più. 
Mi sforzerò di non essere più egoista; e anche se attendo una Sua lettera come una delle più grandi felicità da me conosciute, attenderò con pazienza finché non riterrà opportuno inviarmene una. 
Nel frattempo, posso ben inviarLe io una breve lettera ogni tanto.
Lei mi ha autorizzata. 
Ho molta paura di dimenticare il francese. Ho la netta convinzione che La rivedrò un giorno - non come né quando - ma è certo giacché lo desidero tanto - e non voglio rimaner muta dinanzi a lei. Sarebbe troppo triste vederLa senza poterLe parlare. [...] 
Mi hanno recentemente proposto un lavoro come prima governante in una grande scuola di Manchester con un salario annuale di 100 sterline (equivalgono a 25000 franchi).
Non posso accettarlo perché, altrimenti, dovrei lasciare mio padre e ciò è impossibile. 
Tuttavia ho un grande progetto (quando si vive ritirati, l'immaginazione ribolle; si desidera occuparsi, intraprendere una carriera attiva.) La nostra parrocchia è una dimora assai vasta; con qualche modifica, ci sarebbe posto per cinque o sei interni. Se riuscissi a procurarmi allieve di buona famiglia, mi consacrerei alla loro educazione. [...] La carriera delle lettere mi è preclusa; solo quella dell'insegnamento mi è aperta. "

(lettera a monsieur Héger, 24 luglio 1844, pag. 74)

L'ultima parte di questo frammento rappresenta un altro elemento della sua vita che verrà poi inserito in Jane Eyre. Anche il personaggio della signorina Temple è stato ispirato dalla signorina Wooler, che ad un certo punto le offrirà la conduzione di Roe Head, la scuola in cui aveva studiato con Ellen, ma anche questo rimarrà un progetto irrealizzato. 


" So che s'irriterà leggendo questa lettera. Una volta di più, dirà che sono folle, che sono esaurita, ecc. E così sia, Signore. Non cerco di giustificarmi, accetto i suoi rimproveri.
So soltanto che non posso, che non voglio rassegnarmi a perdere del tutto l'amicizia del mio maestro. 
Preferirei patire le più grandi pene fisiche, piuttosto che avere il cuore sempre straziato da cocenti rimpianti. Se il mio maestro mi toglie tutta la sua amicizia, non avrò nessuna speranza. Se me ne concede un poco - soltanto un poco - , sarò contenta, felice. Avrò di che continuare a vivere, a lavorare.
[...] Ma Lei, un tempo, mi ha manifestato un po' d'interesse e ci tenevo quanto tengo alla vita. Forse lei mi dirà: << Io non provo il minimo interesse per lei, signorina Bronte. Lei non fa parte di quanti abitano sotto il mio tetto, l'ho scordata >> . 
Ebbene, Signore, me lo dica francamente. Sarebbe un colpo per me, ma poco importa. Sarebbe meno terribile dell'incertezza. Non rileggerò questa lettera. Gliela invio così come l'ho scritta.
Tuttavia, inconsapevolmente, intuisco che certa gente potrebbe scandalizzarsi alla sua lettura con la freddezza del senso comune: 
<< Dice cose assurde >> . 
Mi vendicherò di loro augurando semplicemente che soffrano in un sol giorno i tormenti che mi perseguitano da otto mesi. 
Si vedrebbe, allora, se non direbbero anche loro delle cose assurde.
Si soffre in silenzio finché se ne ha la forza, ma quando questa forza ci abbandona, si parla senza troppo misurar le parole. 
Le auguro, Signore, ogni bene. "

(lettera a monsieur Héger, 8 gennaio 1845, pag. 79)


Riprendendo in mano Jane Eyre possiamo forse trovare, nello stralcio che segue, una sorta di rivalsa, l'ultimo sfogo ed appello all'amato, che tanto l'ha innalzata per poi lasciarla precipitare nella disperazione.

" - Le dico che devo andarmene - replicai, cedendo ad un impeto di passione. - Crede che possa rimanere non essendo nulla, per lei? Crede che io sia un automa? Una macchina incapace di sentire? 
Che possa sopportare di vedermi strappato di bocca il mio pezzetto di pane e allontanata dalle labbra la mia goccia d'acqua vitale? 
Crede che perché sono povera, oscura, brutta e piccola io non abbia né anima né cuore? È in errore! 
Io ho un'anima esattamente come lei e un cuore altrettanto ricco. 
E se Iddio mi avesse elargito bellezza e la ricchezza, le avrei resa amara e difficile la separazione non meno di quanto ora lo è per me. Io non le parlo più come vogliono l'uso e le convenzioni, e nemmeno come un essere mortale; è il mio spirito che si rivolge al suo spirito, come se entrambi, dopo essere passati per la tomba, ci trovassimo ai piedi del Signore, uguali, come siamo. "

(Jane Eyre, capitolo XXIII)


Il primo libro pubblicato fu una raccolta di poesie del trio, Poems, che si rivelò un disastro dal punto di vista delle vendite.
Vendute due sole copie, le restanti furono inviate agli intellettuali dell'epoca, che apprezzarono particolarmente le poesie di Emily.
In queste missive troviamo personaggi dello spessore di Wordsworth e Coleridge; molte sono le lettere agli editori.

La "Smith, Elder & Co" pubblicò nel 1847 Jane Eyre, grande successo di vendite ma che dividerà la critica dell'epoca.
Una parte accuserà l'autore di aver scritto un'opera immorale e pericolosa (troppo femminista, pur presentando ancora diversi elementi della società vittoriana), ma fu anche apprezzato da tanti altri, in particolare da Thackeray, autore de La fiera delle vanità. Charlotte, sua grande ammiratrice, ne sarà tanto orgogliosa e felice da dedicargli la seconda ristampa dell'opera.

" È per un onore godere dell'approvazione del signor Thackeray. 
Questo può suonare presuntuoso, ma intendo dire che già da molto tempo ho avuto modo di ravvisare nei suoi scritti un talento autentico, quello per cui ho sempre provato ammirazione e, al tempo stesso, meraviglia e diletto. 
Nessun autore sembra distinguere così squisitamente tra scorie e metallo pregiato, realtà e finzione. Credevo inoltre che, sotto la sua severità celasse una sensibilità profonda e sincera. Ora ne ho la certezza. Una buona parola da un uomo simile vale pagine di lode da parte di giudici qualunque. "

(lettera a W. S. Williams, 28 ottobre 1847, pag. 100)



Interessante ed imperdibile anche la critica a Jane Austen, che probabilmente ha il potere di mandare in crisi, o far sorridere, gli amanti del genere:

" Credo, inoltre, che mi sforzerò di seguire il consiglio che traspare chiaro dai << miti occhi >> di Jane Austen, << rifinire di più e mitigare le tinte >>, ma non sono sicuro neppure di questo. [...] Perché ama tanto la signorina Austen? Mi meraviglio. [...] 
Non avevo mai sfogliato Orgoglio e Pregiudizio finché non ho letto la Sua opinione al proposito. E cosa vi ho trovato? 
Un accurato ritratto dagherrotipo d'un viso comune, un giardino coltivato e cintato con ogni cura, con aiuole precise e fiori delicati, ma neanche il lampo d'una fisionomia luminosa e vivida, non uno scorcio di campagna aperta, non un po' d'aria fresca, non una collina azzurra, non un bel torrente. 
Non amerei davvero vivere con le sue signore e i suoi gentiluomini, in quelle case eleganti ma isolate, Queste osservazioni La irriteranno probabilmente, ma voglio correre il rischio. " 

(lettera a G. H. Lewes, 12 gennaio 1948, pag. 105)


Eppure anche le eroine di Jane Austen sono intelligenti, si battono per la difesa della propria dignità e quella del genere femminile.
Pensiamo ad Elizabeth Bennet, così sarcastica ed acuta, indipendente.
Sia Elizabeth che Jane Eyre cedono a uomini non privi di difetti che ma riconoscono il loro valore, sfidano per loro le convenzioni sociali e proprio per tutto questo le amano ardentemente.
Mi piace immaginare che, se esiste un grande paradiso degli artisti, le nostre amate si siano trovate e che passino il tempo discutendo amabilmente, facendosi un mucchio di risate, come amiche di lunga data, che ogni tanto litigano un po' ma poi fanno sempre pace.



Cime tempestose ed Agnes Grey furono pubblicati nello stesso anno dalla "T.C. Newby", ma il rapporto s'interromperà presto, a causa della scarsa professionalità dell'editore, reo di aver sparso la voce che dietro i tre libri si celasse in realtà un'unica persona, sotto suo contratto.
Tale calunnia rischia di compromettere i rapporti tra Charlotte ed il suo editore e di veder sfumare la possibilità di veder pubblicate nuove opere.
Le sorelle decisero così di recarsi a Londra, alla "Smith, Elder & Co",  e svelare le loro vere identità: dopo un primo momento di stupore furono accolte con grande calore, servite e riverite.
Infatti, come sicuramente saprete, le Brontë avevano adottato pseudonimi maschili, consuetudine tipica dell'epoca, unica via per poter esser prese sul serio: Charlotte si trasformava così in "Currer Bell", Emily in "Ellis Bell" ed Anne in "Acton Bell" .

Ed è d'obbligo a questo punto, citare il "manifesto protofemminista" di Charlotte:

" Si suppone che le donne siano generalmente molto calme; ma le donne sentono come gli uomini e come loro hanno bisogno di esercitare le loro facoltà, hanno bisogno d'un campo per i loro sforzi. Soffrono esattamente come gli uomini d'essere costrette entro limiti angusti, di condurre un'esistenza troppo monotona e stagnante; e i loro più privilegiati compagni danno prova di ristrettezza di mente quando affermano che le donne dovrebbero accontentarsi di cucinare e fare la calza, di suonare il pianoforte e ricamare. E' stolto condannarle o deriderle, se cercano di fare o di apprendere più di quanto le consuetudine ritengono necessario per il loro sesso. "


(Jane Eyre, capitolo XII)


Man mano che ci avviciniamo alla fine del volume tutto si fa sempre più intenso, a causa del tragico corso degli eventi.
Il racconto della malattia e dei loro ultimi giorni di vita è estremamente vivido e doloroso, l'infinita tristezza e la solitudine di Charlotte colpiscono come un pugno nello stomaco.

Il primo a morire, di tisi e forse consunzione, nel settembre del 1848 (escluse le due sorelle maggiori, Maria ed Elizabeth, morte durante l'infanzia), fu Branwell, fratello maggiore delle tre. Concludeva così una vita di aspirazioni letterarie ed artistiche mai pienamente concretizzate ed infine annegate nell'alcool e nell'oppio. Mentre era in vita, per pietà, le sorelle gli nascosero i loro successi letterari.

Segue, appena tre mesi dopo, Emily, e verso l'inizio dell'estate Anne, anche loro minate dalla tisi.
Emily sembra la più forte fisicamente ma, fortemente provata nel corpo e nello spirito, rifiuta qualunque tipo di cura e si lascia morire.
Anne è fisicamente più fragile ma la sua è una "dolce" morte, piena di pace; ha una grande fede in Dio ed il suo pensiero è già proiettato verso l'Infinito.


" La sua serena morte cristiana (di Anne) non mi ha spezzato il cuore come la fine assurda, semplice e severa di Emily.
Ho lasciato che Anne se ne andasse a Dio, sentivo che Egli aveva dei diritti su di lei. Della morte di Emily non riuscivo a darmi ragione. 
Volevo tenerla con me e la voglio ancora adesso. 
Ma Anne sembrava che, sin dall'infanzia, si preparasse ad una morte prematura. 
Lo spirito di Emily sembrava forte abbastanza da condurla al pieno della maturità. Ma se ne sono andate tutt'e due e Branwell con loro. "  

(lettera a W.S. Williams, 4 giugno 1849, pag. 145)


" Sono adirata con me stessa e sorpresa di non essere più allegra, di non riuscire ad abituarmi o, almeno, rassegnarmi alla solitudine e all'isolamento. 
La rilettura dei loro scritti ha ravvivato i ricordi, riportando la sofferenza della perdita e destandomi un'angoscia quasi insopportabile. 
Per un paio di notti, non sapevo come sarei potuta arrivare al mattino e, quando il giorno veniva, mi trovava ancora tormentata da un senso di nauseante disperazione. " 

(lettera ad Ellen, 23 ottobre 1850, pag. 161)


Ma dopo tanto dolore lo spirito di Charlotte può godere di un po' di sollievo, con le nozze, nel 1854, con Arthur Bell Nicholls, vicario della parrocchia del reverendo Brontë, il quale, in un primo momento, aveva ostacolato l'unione, troppo spaventato dall'idea di perdere l'ultima figlia rimasta in vita. 
Inizialmente Charlotte non è innamorata di Arthur ma gli vuole bene ed è felice di questa proposta, che sembra poterla salvarla dalla solitudine lacerante.

In realtà, Charlotte aveva già ricevuto altre proposte di matrimonio, una delle quali era stata avanzata dal fratello di Ellen, Henry, e si pensa possa aver ispirato il personaggio di St. John Rivers.


La morte di Charlotte arriverà appena un anno dopo, per consunzione: il suo corpo, già gracile di natura, fu ulteriormente provato dai sintomi di una gravidanza.


" La mia vita è davvero cambiata; sembra così strano essere sempre ricercata, costantemente chiamata: comunque, è una cosa meravigliosa. 
Per ora, proprio non riesco a capire come certe mogli possano diventare così egoiste. Per ciò che riguarda la mia vita matrimoniale, devo dire che tende a farmi uscire da me stessa. [...] 
Cara Nell, durante le ultime sei settimane, il colore dei miei pensieri è molto mutato. Conosco le realtà della vita molto più di un tempo. 
Credo che quelle donne sposate che, sconsideratamente, spingono le loro conoscenza a maritarsi, siano degne di biasimo. 
Da parte mia, posso solo ripetere, con sincerità a convinzione più profonde, ciò che ho sempre sostenuto in teoria: << Attendete la volontà di Dio >> . Ti assicuro, Nell, diventare moglie è per una donna una cosa solenne e strana e difficile. La sorte dell'uomo è molto, molto diversa. "

(lettera ad Ellen, 9 agosto 1854, pag. 173)


" Voglio assicurarti d'una cosa che sono certa ti darà sollievo, e cioè che trovo in mio marito l'infermiere più tenero, l'aiuto più gentile, il miglior conforto terreno che mai ebbe una donna. La sua pazienza è instancabile, anche se provata da giornate tristi e notti insonni. "

(lettera ad Ellen, 21 febbraio 1855, pag. 178)



Segue a fine volume una postfazione molto interessante a cura di Barbara Lanati.


Una lettura intensa e meravigliosa, essenziale per chiunque abbia amato almeno una delle loro opere e voglia entrare a stretto contatto con la loro storia, in particolar modo con quella di Charlotte.

È stato difficile selezionare le citazioni, ci sono tantissimi passaggi commoventi ed interessanti. Forse potrà sembrare un po' grottesco ma una delle parti che più mi ha commosso e mi è piaciuta è stata la descrizione dell'ultimo giorno di vita di Anne. 
Charlotte ed Ellen avevano deciso di esaudire il suo desiderio di rivedere l'amatissima cittadina costiera di Scarborough, spinte soprattutto dalla speranza di un miglioramento. 

Lo stralcio che segue non è stato scritto da Charlotte, troppo provata in quel momento, ma dalla fedelissima Ellen, ed indirizzato alla scrittrice Elizabeth Gaskel, amica di Charlotte (dopo la morte di quest'ultima scriverà una sua biografia, dal titolo Vita di Charlotte Brontë.)


" Nel pomeriggio, ha fatto una breve passeggiata e, trovandosi in un luogo ben riparato e confortevole, ci ha pregate di lasciarla sola a godere delle varie vedute che la circondavano, nuove per noi, ma a lei familiari. Amava quel luogo e desiderava che anche noi condividessimo le sue preferenze. 
La serata si è chiusa con uno dei più stupendi tramonti cui mai mi è stato dato di assistere. Il castello si ergeva maestoso sulla scogliera, indorato dai raggi del sole morente. 
Le navi lontane rilucevano come oro brunito; le piccole barche vicino alla riva ondeggiavano sulla marea calante, incitando i naviganti. 
Era una visione d'inesprimibile grandezza. Anne è stata condotta sulla sedia a dondolo presso la finestra, affinché godesse dello spettacolo insieme a noi. 
Il suo viso s'è fatto luminoso quasi quanto la scena che le stava innanzi. "

 (data non riportata, pag.141)


Questo libro non fa che confermare la forza di Charlotte, la sua intelligenza ed il suo essere profondamente ribelle senza potersi, ne' volersi, liberare: la fede, le regole sociali ed i doveri verso il padre e la famiglia furono sempre e comunque più forti dei suoi sentimenti e delle sue più profonde aspirazioni.
Ma infondo credo che le sia andata meglio così, almeno per quanto riguarda Héger, dubito che avrebbe mai potuta renderla felice, anzi.

Tutte e tre furono soffocate dalla mancanza di una vera condizione di libertà ed indipendenza, quella di cui parla Virginia Woolf nel saggio Una stanza tutta per se'. La Woolf lesse le loro opere e dedicò loro due saggi, presenti nel libro Il letttore comune; pur apprezzando l'opera di Charlotte, la sua predilezione fu per Emily, la poetessa del gruppo.


Cosa dire in conclusione?
I brani parlano da sé, vi sembrerà quasi di averle conosciute di persona e renderà ancor più viva e reale la lettura dei loro grandi capolavori.


Se vi va fatemi sapere se possedete questo libro, se pensate di recuperarlo o ancora se conoscete altre raccolte simile a questa.
Dal canto mio posso dirvi che sono molto tentata dalla biografia di Elizabeth Gaskell e quella uscita di recente di Lyndall Gordon Jane Eyre. Una vita appassionata. Ed ovviamente spero di riuscire a recuperare presto anche Il Professore.


Tanti auguri Charlotte, 200 anni ma te li porti benissimo! :b
Tanti auguri alla mia mamma (visto che oggi è la loro festa) che è Buona e mi supporta (e sopporta, soprattutto!) sempre, nonostante tutto ed in ogni modo possibile ed impossibile.
Tanti auguri anche alle vostre mamme e, come sempre, un augurio di bellissime letture! :)

Sara

12 commenti:

  1. Davvero molto interessante. Io tra l'altro non ho letto né Jane Eyre né Cime Tempestose, mi ripropongo sempre di farlo e ancora niente.

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    1. Sono contenta ti sia piaciuto, grazie! ^^ Vuol dire che non è ancora arrivato il loro momento, ma prima o poi ti chiameranno! Se in genere ti piacciono i classici sono entrambi molto scorrevoli. "Cime tempestose" è decisamente a tinte più scure ma se le tragedie non ti destabilizzano affrontalo tranquillamente (io per esempio sono un po' suscettibile). "Jane Eyre" ha pure i suoi momenti tristi ed angoscianti ma (per me) mai quanto il primo... forse perché alla fine in "Jane Eyre" c'è riscatto, mentre "Cime tempestose" ti lascia con un gran senso di impotenza.

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    2. Ti ho nominata in questo premio, se ti va di dare un'occhiata
      http://unaquasiadatta.blogspot.it/2016/05/liebster-award.html
      :)

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  2. Ciao Sara, ho letto il tuo post con grande piacere e curiosità! Conosco la vita e le opere delle sorelle Bronte solo tramite l'esame di Letteratura inglese dell'università, ma non ho mai letto per intero né Jane Eyre, né Cime Tempestose o Agnes Grey, ma prima o poi lo farò!!! :D

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    1. Ciao! Grazie, sono davvero contenta che ti sia piaciuto! ^^ Beh allora hai una base perfetta da cui partire, potrai apprezzarli ancora di più! :) Anch'io ho affrontato "Jane Eyre" per l'esame di Letteratura e Media, ma più che altro era uno studio/confronto con le varie trasposizioni cinematografiche e con la lettura del libro "Il caso Jane Eyre" di Jasper Forde (un libro simpatico).

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  3. Ciao Sara, ho scoperto ora il tuo blog e ho letto con molto interesse il tuo post. Jane Eyre è uno dei miei romanzi preferiti e mi sono piaciuti anche i due film che ho visto e che, ogni tanto, trasmettono ancora in tv. Cime tempestose è invece uno dei romanzi che prima o poi mi piacerebbe leggere: tanti anni fa avevo visto una fiction basata sul romanzo e, a dir la verità, ricordo che non mi era piaciuta molto, ma all'epoca avrò avuto (credo) non più di 12 anni, quindi vorrei dare al romanzo una possibilità al romanzo :-)

    Se ti va di fare un giro nel mio blog questo è il link:
    https://langolodiariel.blogspot.it/

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    1. Ciao Ariel! Grazie per essere passata, ricambio senz'altro, e sono contenta che il post ti sia piaciuto! ^^ Il mio film preferito su Jane Eyre resta per ora quello di Zeffirelli. Non ho mai visto la fiction su Cime tempestose, chissà com'era! A presto! :)

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  4. "Jane Eyre" è uno dei miei romanzi preferiti e sto leggendo "Cime Tempestose"!❤

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    1. Ciao Vanessa! Buona lettura con "Cime tempestose"! ^^

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  5. Anch'io sono una fan delle Bronte (soprattutto di Charlotte!) e ti dirò che la loro vita mi affascina quasi più dei loro romanzi. Infatti avevo visto questo volume in una libreria particolarmente ben fornita e c'è voluta davvero molta forza d'animo per lasciarlo lì (purtroppo il prezzo non mi permetteva di prenderlo...) e da allora sto sperando con tutte le mie forze di trovarlo usato. Il tuo post è stato molto appassionante e coinvolgente, tanto da aumentare il mio desiderio di leggere questo volume!

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    Risposte
    1. Ciao Giulia! Intanto grazie per essere passata :) Si, queste edizioni sono bellissime ma costano abbastanza, ti capisco! Dove l'ho preso io era un po' scontato quindi mai dire mai, incrocio le dita per te! Sono davvero contenta che ti sia piaciuto! ^o^

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